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Manicomio di Collegno

Manicomio di Collegno

Il Regio Manicomio

Dati tecnici

Data di Costruzione: 1852
Superficie Totale:
418.000 mq.
Superficie Coperta:
44.300 mq.
Numero posti letto nel periodo di massima ricettività:
4.000
Tipologia di manicomio: Padiglioni misti 

Storia della struttura

A causa dell’inefficienza delle vecchie strutture manicomiali, sia per un numero sempre più elevato di pazienti che per la previsione di un’epidemia di colera, iniziò il trasferimento dalle vecchie strutture ospedaliere di Torino verso quello che sarebbe diventato uno dei principali manicomi d’Italia: la certosa di Collegno.

L’enorme struttura monastica era l’ideale come ospedale psichiatrico grazie alle sue dimensioni e l’ubicazione in campagna, che con i suoi spazi verdi, era l’ideale per l’ergoterapia.

La Certosa fu gestita dall’Ordine Certosino fino al 1890 con metodi di clausura: l’impatto con i pazienti fu decisamente molto duro tanto da negargli il lavoro nei campi e le passeggiate nel chiostro. Successivamente l’Ordine lasciò il posto all’Opera Pia come nuovo ente gestore autonomo per effetto delle leggi Crispine, da questo passaggio anche il nome della struttura cambiò in Regio Manicomio di Torino.

Questo complesso manicomiale fu importante per il suo aspetto architettonico che lo rese punto di riferimento anche per altri manicomi perchè fu la prima in Italia ad adottare la disposizione parallela di padiglioni a più piani in modo da isolare le singole patologie.

Subì numerosi ampliamenti per sopperire ad una sempre crescente domanda di nuovi posti letto. Dopo la legge 180 del 1978 inizia il processo di superamento del manicomio che inizierà con lo smantellamento dell’Opera Pia nel 1980 fino alla definitiva chiusura, e trasformazione della struttura in un importante centro culturale per la città, nel 1997.

Oltre alla sua caratteristica struttura architettonica, altri eventi che hanno reso il manicomio di Collegno famoso in tutta Italia sono l’istituzione della prima cattedra di psichiatria in Italia con il dott. Bonaccossa e, successivamente, la vicenda legata allo smemorato, il caso Bruneri-Canella, un fatto di cronaca di fama Nazionale.

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