Mi ricordo ancora la prima volta. Emozione, paura, curiosità.
Perchè è proprio vero, la prima volta non si scorda mai.
Macchina fra le mani, borsa in spalla e tanta, tanta curiosità. Il nostro miglior motore. E si comincia a scattare foto in questo mondo nuovo, a noi sconosciuto, con un occhio limpido, ingenuo, puro.
Ma cosa cerchiamo veramente alla prima uscita fotografica dentro un luogo abbandonato? Sicuramente di placare la nostra sete di conoscienza, di respirare il silenzio, dell’immergersi nell’emozione che solo questi luoghi sanno regalare.
E per districarsi in questo mare di emozioni voglio scrivervi 3 consigli derivati dalla mia esperienza:
[Tweet “Usiamo sempre la nostra curiosità. E’ il nostro miglior motore.”]
1. Documentarsi prima di muoversi
Leggere, leggere, leggere.
No, non è noioso, è la base per sapere cosa rende un luogo diverso da un altro. La documentazione mette l’anima dentro l’ambiente che dobbiamo rappresentare, come ho spiegato in questo precedente post.
Ogni luogo è pieno di storie, personaggi, avvenimenti e curiosità che lo rendono UNICO.
Ed è proprio questo il nostro scopo, mantenerlo UNICO con le nostre foto per renderlo UNICO nella testa di chi le guarda.
2. Scattate per narrare
Spesso non sappiamo cosa cerchiamo dentro questi luoghi e scattiamo presi dall’emozione. E’ giusto, indubbiamente, ma c’è il rischio di trovare la nostra SD piena solo di porte o corridoi che trasformano questo luogo in anonimo insieme di immagini. Cosa che NON dobbiamo assolutamente fare. Cerchiamo per un attimo di mettere da parte l’istinto e rappresentiamo quello che pensiamo possa esser caratteristico, quello su cui ci siamo documentati, quello che a primo sguardo ci colpisce, quello che abbiamo paura possa essere distrutto o perso.
Cerchiamo di raccontare il luogo in tutte le sue forme con i dovuti criteri etici di condotta.
Ricordatevi che quell’attimo che catturate in questi luoghi non si presenterà MAI più.
3. Selezionare dopo gli scatti
Depuratevi. Staccate la spina. Svuotate la testa. E poi riguardate le foto scattate.
Esatto, state guardando il vostro lavoro con occhi più critici e meno emotivi, questo vi farà scegliere meglio cosa selezionare per creare la narrazione del nostro luogo. Con tutto il materiale possibile che avete a disposizione non solo avete tutelato la sua memoria contro un potenziale vandalismo ma avete anche realizzato una visione a 360° sull’ambiente.
A questo punto ci accorgiamo che quello che abbiamo visto non è solo porte o corridoi ma anche stanze, crepe, segni, lettere,testi e oggetti. Quindi mettiamo insieme i tasselli, simuliamo di raccontare questo luogo ad una persona e di usare le immagini a posto delle parole. Tutto quello che gli volete raccontare deve essere sostituito da un’immagine.
E così abbiamo catturato la sua INTIMITA’.
E così abbiamo reso questo luogo UNICO.
Foto – Ex manicomio di Voghera