Si viaggiava dentro il complesso manicomiale di Mombello quando la mia guida disse: “Fermati, guarda quel cancello, quello è il Campo della Palma“.
Un parco con un cancello rimasto in piedi. Un parco dove chiunque può giocare e correre con intorno il residuo di una cancellata. Come se recintasse il nostro futuro, un ultimo gesto per impedire la nostra libertà.
Niente di tutto questo era vero. Quel campo un tempo ospitava il peggior reparto del complesso: quello degli agitati.
Superiamo il manicomio, superiamo gli agitati ma la gente deve tener viva la memoria, quindi lasciamo in piedi solo quel cancello. Come per proteggerla. La memoria. Chiusa dietro le sbarre del reparto agitati. Per non morire.
Scatto, perchè bisogna scattare in questi casi, senza sè e senza ma.
Lo scatto come contributo alla memoria.
[Tweet “Per superare il cancello del manicomio ci vuole Amore. Solo Amore.”]
Torno a casa e inizio la selezione delle foto da inserire nel sito. Apro il Campo della Palma. Il cancello nero. Il cielo azurro. L’erba verde. E in quel parco una macchia chiara. Un difetto? Un pò di rabbia per non avere uno scatto migliore. Decido di soffermarmi e guardare meglio. Vi invito a fare lo stesso, cliccando la foto in testa all’rticolo. Vista?
All’improvviso lo scatto ha cambiato prospettiva e ho scoperto cos’era quel particolare. Passeggiando intorno al campo non avevo dato peso ad una coppia di adolescenti che erano sdraiati a terra a baciarsi. Nello scatto avevo catturato anche loro. L’amore. Avevo catturato l’Amore. La fotografia era riuscita ad andare oltre quel cancello, mostrando un particolare ricco di emozione. Perchè la fotografia è anche questo: andare oltre le apparenze, mostrare un messaggio racchiuso in una scena, raccontare una storia con una semplice immagine.
Con quello scatto avevo superato il cancello.
Perchè per superare il cancello del manicomio ci vuole Amore. Solo Amore.