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Etica e luoghi abbandonati

Dopo avervi introdotto l’archeologia sanitaria nei precedenti post, concludo la sua presentazione con un argomento che sicuramente sarà oggetto di discussione e farà parlare di sè anche in articoli futuri: l’etica nei luoghi abbandonati.

Una piaga che sicuramente infetta questo genere fotografico è il vandalismo. Troppe volte entriamo in luoghi per cercare di catturare la sua intimità e ci troviamo di fronte ad un teatro di degrado capace di dissolvere la storia stessa del luogo. Perchè il vandalismo ha questa capacità. Il vandalismo cancella la vita degli edifici abbandonati e rende impossibili ulteriori testimonianze fotografiche.

[Tweet “Ogni scatto rappresenta una piccola porzione di realtà che non capiterà MAI più.”]

Noi dobbiamo essere testimoni di questi luoghi, non saccheggiatori.

Noi fotografiamo sempre quello che qualcuno prima di noi ha lasciato e noi abbiamo il dovere etico e morale di fare lo stesso. Il luogo abbandonato non è una cosa di nostra proprietà  ma possiamo rappresentarlo in modo personale attraverso le nostre fotografie , possiamo rendere unico un patrimonio culturale di tutti grazie al nostro singolare punto di vista.

Ogni scatto rappresenta una piccola porzione di realtà che non capiterà MAI più.

Rispetto. Ci vuole solo rispetto.

Rispetto per chi vi ha sofferto. Rispetto per chi vi ha sperato. Rispetto per chi vi è cresciuto. Rispetto per chi vi ha vissuto.

Perchè la memoria non la teniamo viva se priviamo questi luoghi di tutti quegli oggetti che li caratterizzano, la loro storia non la raccontiamo se  distruggiamo tutto quello che troviamo al suo interno.

La loro storia la raccontiamo solo scattando una foto.

 

Foto: Ex manicomio di Rovigo

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2 commenti su “Etica e luoghi abbandonati”

  1. Il lavoro svolto da Henk è indubbiamente meraviglioso e ricordo anche la tua traduzione 🙂
    Il suo sito merita sempre una visione. Sempre.

    Rispondi

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